Chiesa di San Giovanni Battista

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Chiesa di San Giovanni Battista dei Cavalieri di Malta

Sul punto più elevato di Catanzaro, a 343 metri sul livello del mare, dove un tempo si ergeva il castello normanno simbolo del potere feudale, sorge oggi uno dei più affascinanti esempi di architettura sacra calabrese. La Chiesa di San Giovanni Battista racconta una storia straordinaria: quella di una comunità che trasformò le rovine del potere temporale in un tempio di fede e nobiltà spirituale.

Dalle rovine del castello alla gloria di Roma

La genesi di questo luogo santo è intrisa di simbolismo. Quando Catanzaro ottenne la demanialità nel 1440, i cittadini demolirono il castello feudale e utilizzarono le sue pietre per edificare, tra la fine del XV secolo e il 1532, questa chiesa dedicata ai due Giovanni. Una profezia del Beato Paolo da Sinopoli si avverava: dalle rovine della fortezza sarebbero sorte molte chiese.

L’edificio acquisì presto un prestigio eccezionale. Con la Bolla di Alessandro VI del 1502, la Confraternita venne aggregata alla Basilica Lateranense, mentre successive bolle papali (Pio IV nel 1563, Clemente VIII nel 1595, Paolo V nel 1610) la resero completamente indipendente da vescovi e cardinali, privilegio rarissimo nel panorama ecclesiastico meridionale.

L’investitura reale: quando Catanzaro incontrò i Borbone

Il momento di massimo splendore arrivò nel 1735 con la visita di **Carlo III di Borbone**. Il sovrano, colpito dalla bellezza e dalla devozione del luogo, elevò la confraternita al rango di **Arciconfraternita** e concesse ai suoi membri il prestigioso titolo di **Cavalieri di Malta**. Da allora, la croce gerosolimitana sormontata dalla corona reale si affiancò alle chiavi pontificie, creando un unicum araldico visibile ancora oggi sull’arco santo e sulla facciata.

Un capolavoro di architettura rinascimentale

La **facciata** rappresenta un perfetto esempio di composizione rinascimentale tardocinquecentesca. La sapiente sovrapposizione degli ordini architettonici – ionico e corinzio – crea un ritmo ascensionale che culmina nel timpano ornato dagli stemmi pontifici e reali. Le quattro paraste del registro inferiore, scolpite nel tufo locale e decorate da eleganti scanalature, provengono probabilmente dal castello demolito: un ulteriore simbolo della trasformazione del potere.

Il **portale seicentesco** è un gioiello di arte lapidea: le colonne di pietra verde di Gimigliano, con capitelli ionici in marmo bianco, incorniciano l’ingresso sovrastato dalla statua di San Giovanni Battista, scolpita a Napoli nel 1632 per interessamento del Priore Giuseppe Ferrari.

L’interno: un trionfo barocco

Varcata la soglia, il visitatore è accolto da un ambiente di sobria magnificenza. La **navata unica** con cappelle laterali comunicanti si sviluppa secondo la classica pianta a croce latina, culminando in un profondo coro. Le proporzioni sono grandiose: coppie di paraste con capitelli compositi settecenteschi sostengono una volta a botte lunettata che conferisce slancio e solennità all’insieme.

La **cupola novecentesca**, realizzata con innovativa struttura in canne su quattro possenti pilastri di tufo, è decorata dagli affreschi di **Sesto Bruno** (1910), pittore crotonese che narrò con vivace cromia le vite dei due santi titolari: la predicazione del Battista, il Battesimo di Cristo, l’Apocalisse dell’Evangelista.

Tesori d’arte e devozione

Ogni cappella custodisce capolavori che meritano attenzione:
– Il **Crocifisso ligneo cinquecentesco**, di intensa espressività
– La **Madonna di Costantinopoli** nel coro, testimonianza dei legami con l’Oriente cristiano
– Le tele seicentesche dei **santi titolari di ambito carraccesco**, dono di Papa Clemente VIII
– La statua di **San Francesco di Paola** con volto, mani e piedi in cera, esempio della raffinata arte devozionale meridionale
– Il celebre **busto di San Giovanni Battista** (fine XVII secolo), affettuosamente chiamato dai catanzaresi “u muzzuna” per le sue dimensioni contenute

Scoperte archeologiche: la memoria sotterranea

I recenti restauri hanno rivelato un tesoro nascosto: sotto il pavimento sono emerse tombe nobiliari, fosse comuni, una cisterna scavata nel tufo e, soprattutto, tracce di un affresco raffigurante la Vergine con il Bambino, possibile antica immagine della Madonna di Costantinopoli.

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