Palazzo Ferrari-De Riso: Napoli incontra la Calabria

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Descrizione attrazione

Sec. XVI
Nell’antica via dei Coppolari, oggi via De Grazia, sorge uno dei palazzi più affascinanti e stratificati del centro storico catanzarese: Palazzo Ferrari-De Riso. Questo complesso edilizio, che affonda le radici nel Cinquecento ma mostra il volto ottocentesco, rappresenta un perfetto esempio di come l’architettura calabrese abbia saputo assorbire e rielaborare le influenze napoletane, creando un linguaggio architettonico originale e raffinato.

Una Famiglia, Più Palazzi: I Baroni Ferrari

I documenti notarili della seconda metà del XVIII secolo rivelano che la famiglia dei baroni Ferrari possedeva in Catanzaro diversi palazzi strategicamente distribuiti nella città:
– Uno nel ristretto parrocchiale di Santa Maria de Figulis (Montecorvino)
– L’altro sulla via dei Coppolari, presso la chiesa del Santissimo Salvatore (San Omobono)

La Storia del Palazzo: Dal 1579 ai Giorni Nostri

Le Origini Cinquecentesche

Il palazzo sulla via dei Coppolari apparteneva ai Ferrari sin dal 1579 e nel 1717 era proprietà di Francesco Ferrari. L’edificio ricadeva nel ristretto parrocchiale della Regia chiesa di San Giorgio e confinava con le case di Domenico Marincola e della famiglia Ubaldini.

L’Ampliamento del 1755

Nel 1755, il palazzo fu significativamente ampliato inglobando alcune case di proprietà di Fabrizio Marincola. Questa espansione portò il complesso edilizio a estendersi fino alla “vinella lorda” o “vico lordo”, la caratteristica gradonata che dal palazzo scende fino al largo Sant’Angelo, dove sorge Palazzo Grimaldi-Bianchi.

I Nomi del Palazzo

La documentazione storica rivela nomi diversi per l’edificio:
– “Il Salvatore” nei documenti settecenteschi e nel catasto napoleonico del 1809
– Una scrittura privata del 1807 lo identifica come proprietà di “D. Giuseppe (Ferrari)”, specificando che “appartiene tutto il restante del palazzo, incominciando dalla sala grande che affaccia alla chiesetta di S. Uomo Buono”.

Il Contesto Urbano: La Piazzetta di San Omobono

Il palazzo si affaccia su una suggestiva piazzetta racchiusa dalle facciate del complesso edilizio e dal prospetto laterale della chiesa normanna di San Omobono. Questo spazio urbano fu interessato, tra il 1870 e il 1875, dai lavori di “livellamento e basolamento della parte occidentale della città”.
L’intervento comportò l'”eliminazione di una gibbosità nel tratto di strada antistante l’antica chiesa di S. Omobono” e rese necessaria la costruzione di un muro di rinfianco e di parte della scalinata d’accesso per collegare la strada alla piccola costruzione religiosa.

L’Architettura: Stratificazioni di Stili e Epoche

La Facciata: Classicismo Ottocentesco

Il palazzo si presenta nel suo rifacimento esterno ascrivibile agli inizi dell’Ottocento, pur conservando elementi antichi di grande valore:
Elementi Antichi Conservati:
– Portale tardo-cinquecentesco di eccezionale qualità
– Mensole e soglie in calcarenite dei balconi

Decorazione Ottocentesca:
La facciata rispecchia le istanze del classicismo diffusosi nel Regno di Napoli nel primo Ottocento, con riferimenti ai motivi dell’Impero e agli elementi eclettici in voga a Napoli:
– Stucchi con serti di alloro, nastri in decusse e foglie lauracee lanceolate
– Ringhiere eclettiche in stile neogotico dei balconi

Composizione Architettonica:
– Fascia marcapiano che separa piano terra e piano nobile
– Paraste laterali che delimitano la facciata
– Cornicione modanato aggettante di coronamento

Il Portale: Un Gioiello Cinquecentesco

Il portale rappresenta uno dei più raffinati esempi di architettura tardocinquecentesca calabrese:
Caratteristiche Uniche:
– Bugne specchiate alternate a bugne a punta di diamante mensoliformi
– Particolari decori a “ricciolo” comuni ad altri portali coevi calabresi
– Chiave di volta decorata con motivo fogliaceo acantiforme
– Data poco leggibile (15…) che corrisponde presumibilmente all’anno di costruzione

Elementi Nascosti:
Ai lati del portale, sotto l’intonaco ottocentesco, sono visibili tracce di altri elementi decorativi laterali, testimonianza della ricchezza originaria dell’edificio.

La Corte: Un Capolavoro Napoletano in Calabria

L’Ispirazione Sanfeliciana

La vera meraviglia del palazzo si rivela nella corte interna, che rappresenta uno dei più felici esempi di architettura napoletana trapiantata in Calabria. La corte richiama la produzione architettonica legata al gusto napoletano della prima metà del Settecento, stimolata dalla nobile committenza locale.

La Scalinata: Omaggio a Ferdinando Sanfelice

La scalinata della corte riprende i caratteri compositivi e formali delle strutture create da Ferdinando Sanfelice a Napoli, in particolare quella di Palazzo Sanfelice costruita nel 1728. Questa scalinata aperta e scenografica funge da elemento di collegamento tra corte e giardino, secondo i canoni del barocco napoletano.

La Pavimentazione: Arte Lapidea

La corte è caratterizzata da una raffinata pavimentazione ad acciottolato in pietre di fiume, chiusa da riquadri con fasce costituite da basoli di pietra locale. Questo tipo di pavimentazione crea suggestivi effetti decorativi e testimonia l’alta qualità dell’artigianato locale.

Le Trasformazioni Ottocentesche

La Nuova Ala del 1800
Nell’Ottocento, la corte fu chiusa a sinistra da una nuova ala indipendente che, per motivi ereditari, fu suddivisa in varie unità abitative.

Il Ballatoio in Ghisa del 1869
Per assicurare l’accesso alle nuove unità abitative, fu costruito un ballatoio sul lato ovest della corte, realizzato in ghisa proveniente da ferriere napoletane. Come testimonia la data posta su una delle colonne, questa struttura risale al 1869 e rappresenta un interessante esempio di architettura del ferro nell’edilizia residenziale calabrese.

Un Palinsesto Architettonico
Palazzo Ferrari-De Riso rappresenta un perfetto palinsesto architettonico che stratifica cinque secoli di storia:
– XVI secolo: il portale originario e le strutture di base
– XVIII secolo: l’influenza del barocco napoletano nella corte
– XIX secolo: il rifacimento della facciata e le aggiunte in ghisa

Testimonianza di Cultura Architettonica

Questo palazzo testimonia la capacità dell’aristocrazia catanzarese di dialogare con le grandi correnti artistiche del tempo, in particolare con la scuola napoletana. La presenza di elementi sanfeliciani nella corte dimostra come Catanzaro fosse inserita nei circuiti culturali del Regno di Napoli e sapesse rielaborare creativamente i modelli della capitale.
Oggi, Palazzo Ferrari-De Riso continua a vivere nel tessuto urbano del centro storico, custodendo nelle sue pietre la memoria di una stagione di grande fioritura artistica, quando l’architettura calabrese sapeva guardare a Napoli senza perdere la propria identità, creando opere di sintesi culturale di straordinaria bellezza e originalità.
Un palazzo che è insieme dimora nobiliare e documento storico, testimonianza di come l’arte sappia attraversare i secoli mantenendo intatta la propria capacità di emozionare e stupire.

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