Palazzo Pecorini Manzoni: L’eleganza settecentesca a Montecorvino

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Descrizione attrazione

Salita di “Pirarace” – Sec. XVIII
Nell’antico ristretto parrocchiale di Santa Maria de Figulis o di Montecorvino, alla fine della suggestiva salita di “Pirarace”, sorge uno dei complessi architettonici più raffinati del Settecento catanzarese: Palazzo Pecorini Manzoni. Questo edificio rappresenta un unicum nel panorama dell’architettura residenziale cittadina, testimonianza di una stagione artistica che seppe coniugare l’eleganza napoletana con le tradizioni costruttive calabresi.

Un Mistero Nobiliare: Le Origini del Palazzo

I Marincola Cattaneo: Prime Tracce Documentarie
Ricostruire l’originaria appartenenza del palazzo presenta alcune difficoltà, ma gli atti notarili del XVIII secolo offrono indizi preziosi. La famiglia Marincola Cattaneo possedeva un palazzo nella parrocchia di Santa Maria de Figulis, confinante con il giardino del Barone Domenico Marincola Pistoia.

Il Conte Carlo Pecorini Manzoni: Un Matrimonio Rivelatore
Da metà Ottocento il palazzo è conosciuto come Palazzo Pecorini Manzoni, denominazione che deriva dal conte Carlo Pecorini Manzoni che sposò Nicolina Marincola San Floro, figlia di Filippo e Raffaela Alemanni. Questo matrimonio crea un collegamento significativo con la famiglia Alemanni, che proprio in questo periodo stava ristrutturando l’omonimo palazzo limitrofo.

La Testimonianza di Giacomo Frangipane
Lo storico Giacomo Frangipane nel suo manoscritto “Catanzaro Sacra” fornisce un ulteriore indizio, riferendosi alla chiesetta di Montecorvino: “verso il 1858 il benemerito parroco D. Cesare Pucci, succeduto al parroco D. Luigi Maraziti, pensò di trasformare l’antica chiesetta, che aveva il soffitto di tavole e la porta d’entrata dal vico difronte a casa Frangipane”.

L’Architettura: Influssi Napoletani in Calabria

Un Linguaggio Colto e Raffinato
Palazzo Pecorini Manzoni si distingue come unica testimonianza di un’architettura legata all’ultimo quarto del XVIII secolo con caratteristiche che si avvicinano ad alcuni palazzi e ville napoletane. Questo fa ipotizzare un progettista che avesse avuto esperienze dirette con il linguaggio architettonico della capitale del regno.

L’Influenza di Giovan Battista Vinci
I prospetti dell’edificio mostrano palesi influssi stilistici con alcune realizzazioni di Giovan Battista Vinci, architetto nato a Vibo Valentia nel 1772. Questo linguaggio architettonico si consolidò in Calabria, particolarmente a Vibo Valentia, all’indomani del sisma del 1783.

Il Contesto Urbano: La Trasformazione di Montecorvino

Dall’Artigianato alla Nobiltà
Il palazzo si inserisce in un processo di trasformazione che interessò la parrocchia di Montecorvino già nel XVII secolo. L’antico quartiere dei vasai fu interessato da profonde trasformazioni urbanistico-architettoniche con la costruzione, intorno alla chiesa medievale, di residenze appartenenti a molte famiglie nobili:
– Campitelli
– Malpica
– Sanseverino
– Passarelli
– Tiriolo
Queste famiglie diedero al quartiere, fino a tutto l’Ottocento, una caratterizzazione non più artigianale, bensì nobiliare.

L’Architettura: Classicità e Funzionalità

I Parametri Post-Terremoto
Il palazzo, che potrebbe essere un rifacimento di un complesso più antico o una costruzione ex novo, rispetta i parametri per l’edificazione imposti dal Governo dei Borboni dopo il terremoto del 1783, sviluppandosi su due piani: piano terra e piano nobile.

I Prospetti: Eleganza Neoclassica
Il disegno dei prospetti rivela una estrema classicità caratterizzata da:
– Portale in calcarenite su cui si imposta il balcone centrale
– Linea portale-balconata in aggetto che scandisce la composizione
– Bugnato liscio a fasce continue al piano terra
– Fasce marcapiano modanate che dividono i livelli
– Cornicione “a guscio” in stucco aggettante
– Balconi con vani finestrati chiusi da cornici modanate
– Timpani triangolari e semicircolari che coronano le aperture

Lo Schema Compositivo
Questi elementi caratterizzano l’edificio evidenziando un’idea progettuale il cui schema compositivo è ben riconoscibile nell’architettura residenziale cittadina, ma qui raggiunge livelli di raffinatezza particolarmente elevati.

La Corte: Un Gioiello di Architettura Domestica

L’Accesso: Solennità e Funzionalità
La corte, aperta verso il giardino retrostante, è stretta e lunga e vi si accede attraverso l’androne chiuso da un arco in pietra a sesto ribassato. Questa soluzione crea un effetto scenografico che amplifica prospetticamente lo spazio.

La Scala: Eleganza Distributiva
La corte è chiusa da una semplice scala con soglie in marmo verde di Gimigliano, composta da:
– Rampa centrale principale
– Due piccole rampe laterali che si dipartono da quella centrale
– Accesso ai distinti appartamenti secondo una logica distributiva razionale

Il Selciato: Arte Lapidea
Di notevole bellezza è il selciato della corte dai classicheggianti motivi a fasce di pietra chiusi in quadrati più piccoli decorati a stella e pavimentati con acciottolato di fiume. Questo tipo di pavimentazione testimonia l’alta qualità dell’artigianato locale e la ricerca estetica anche negli elementi funzionali.

La Volontà di Rappresentanza

Manifestare la Presenza Sociale
La composizione stilistico-morfologica del palazzo esprime chiaramente la volontà, da parte della famiglia committente, di manifestare una presenza importante nel contesto sociale e urbanistico del distretto parrocchiale.

Una Degna Sede Nobiliare
Soprattutto, il palazzo rivela la volontà di dotare la famiglia di una degna sede di rappresentanza, in linea con le ambizioni sociali dell’aristocrazia catanzarese del tempo.

Un Unicum Architettonico
Palazzo Pecorini Manzoni rappresenta un unicum nel panorama dell’architettura residenziale catanzarese per diversi motivi:
Cronologia: Unica testimonianza dell’ultimo quarto del XVIII secolo
Stile: Caratteristiche vicine ai palazzi napoletani
Qualità: Livello di raffinatezza eccezionale
Integrità: Conservazione degli elementi originari

Un Patrimonio da Valorizzare

Oggi questo palazzo continua a testimoniare l’eccellenza dell’architettura settecentesca calabrese, dimostrando come Catanzaro fosse inserita nei circuiti culturali del Regno di Napoli e sapesse rielaborare creativamente i modelli della capitale.
Dalle eleganti facciate neoclassiche al raffinato selciato della corte, ogni elemento racconta di una stagione di prosperità e cultura, quando l’aristocrazia catanzarese sapeva competere con le grandi famiglie del regno in fatto di eleganza architettonica e raffinatezza abitativa.
Un palazzo che è insieme dimora nobiliare e documento storico, testimonianza di come l’architettura sappia essere funzionale e bella, locale e cosmopolita, tradizionale e innovativa.

Come arrivare

Posizione non disponibile

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