Carlo V e l’Assedio di Catanzaro nel 1528: una città fedele e valorosa

Carlo V e l’Assedio di Catanzaro nel 1528: una città fedele e valorosa

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Quando Carlo V, ultimo imperatore del Sacro Romano Impero e re di Spagna e Napoli, salì al trono, Catanzaro si distinse per la sua incrollabile lealtà alla Corona. Figlio di Filippo il Bello e Giovanna la Pazza, e erede di Massimiliano d’Asburgo e Ferdinando il Cattolico, Carlo V regnava su un immenso impero nel quale “non tramontava mai il sole”.
Nel turbolento 1528, la città venne coinvolta in una cruenta guerra. Odet de Lautrec, comandante francese, alleato con alcuni feudatari calabresi ribelli, mosse contro Catanzaro, appoggiato anche da Simone Tebaldi, conte di Capaccio, e Francesco di Lauria, signore di Cirella e Aieta. Ma Catanzaro non si arrese: la sua milizia contava ben 11.000 uomini, di cui 6.000 cittadini, 500 spagnoli e truppe fedeli ai signori locali.
Dopo mesi di duri assedi e battaglie sanguinose, il 28 agosto 1528 le truppe nemiche furono costrette al ritiro. La città aveva vinto, dimostrando un coraggio e una fedeltà che conquistarono l’ammirazione d’Italia e d’Europa.
In segno di riconoscenza, Carlo V concesse a Catanzaro il privilegio di battere moneta: due conii portarono l’iscrizione “obsesso cathanzario” e “Carolus V Imperator”. L’imperatore la definì “Magnifica et Fidelissima” e le conferì lo stemma imperiale dell’aquila reale con il motto “Sanguinis effusione”. Ancora oggi, questo stemma con i tre colli e il motto imperiale sventola orgoglioso sul gonfalone cittadino.
Nel 1535, durante il ritorno dalla vittoriosa spedizione a Tunisi, Carlo V fece tappa in Calabria per ringraziare i feudatari fedeli, ma soprattutto per riaffermare il suo debito di riconoscenza verso Catanzaro che, scrisse, aveva contribuito a “conservare la Calabria e salvare la città di Napoli”.
Dopo la morte di Carlo V nel 1558, la città attraversò un lento declino, aggravato dalla peste e dal devastante terremoto del 1638. La Calabria, collocata in una zona ad alto rischio sismico, ha visto andare perduti, nel corso dei secoli, molti tesori artistici e architettonici. Per questo, il XVII secolo rappresenta un periodo di minor rilievo nella storia della città.

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