Basilica dell’Immacolata

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Basilica dell’Immacolata: il cuore spirituale di Catanzaro

Nel cuore pulsante del centro storico catanzarese, dove un tempo si estendeva la “Piazza Maestra” con i suoi mercanti e palazzi nobiliari, sorge la Basilica dell’Immacolata. Questo tempio, il più caro alla memoria dei catanzaresi, custodisce otto secoli di storia e rappresenta il simbolo più alto della devozione mariana cittadina, testimoniando un legame spirituale che ha attraversato le epoche e continua a vivere nelle tradizioni più radicate della comunità.

Dal culto del Rosario all’Immacolata: una devozione che evolve

La storia della devozione mariana a Catanzaro inizia con il culto della Madonna del Rosario, venerata nella chiesa dei Domenicani dalla quattrocentesca arciconfraternita del Santissimo Rosario e del Nome di Gesù. Questo titolo mariano fu il primo a essere riconosciuto come patronato cittadino, come testimoniano fonti storiche, quadri e opere d’arte dell’epoca.

La svolta avvenne nel 1641, quando Catanzaro scampò miracolosamente alla peste per intercessione della Vergine. La gratitudine della comunità si tradusse in un atto di fede straordinario: nel 1660, con solenne atto pubblico, la città emise il voto di “difendere a costo del sangue la verità del concepimento Immacolato di Maria”, precedendo di due secoli la proclamazione del dogma da parte di Pio IX.

Una tradizione che sfida i secoli

Da allora, ogni 8 dicembre, Catanzaro rinnova il suo voto mariano con una cerimonia che non ha eguali in Italia. Il sindaco, accompagnato dalla giunta comunale, giura alla presenza di un notaio “di riconoscere la Vergine Immacolata come Prima Patrona e principale protettrice della città e difendere il privilegio dell’Immacolato concepimento fino allo spargimento di sangue”. Questo rito, che si ripete da oltre tre secoli, rappresenta un unicum nel panorama delle tradizioni religiose italiane.

Dalle origini francescane alla grandezza attuale

La chiesa nacque nel 1254 come tempio della Santissima Trinità, voluto dal vescovo francescano Fortunato per i suoi confratelli. I Frati Minori Conventuali furono infatti i primi religiosi a stabilirsi dentro le mura cittadine, dopo aver inizialmente fondato un convento extraurbano dove successivamente i Cappuccini edificarono Santa Maria degli Angeli.

La donazione fu confermata dal vescovo Giacomo e da papa Alessandro VI con bolla del 1261. Come racconta D’Amato nel 1670, all’interno della chiesa fu eretta una cappella alla Vergine Immacolata, officiata dall’antica Confraternita omonima ancora oggi esistente.

Nel cuore della città medievale

La posizione della chiesa non fu casuale: sorse nel “cuore civile, politico e commerciale” di Catanzaro, nella “Piazza” che Gariano descrive come “la più pratticata dinnanzi San Francesco d’Assisi, che si stende sino al vescovato, dove stanno tutti i mercanti e lo spaccio di cose commestibili”. D’Amato la ricorda posta “sull’ultimo confine della Piazza Maestra, con due Porte nel frontespizio, alle quali per più gradi s’ascende, con uno spazioso Teatro avanti, circondato all’intorno di sontuosi palagi”.

Trasformazioni settecentesche e ottocentesche

Nel 1750 iniziò la trasformazione più significativa: l’edificio, originariamente a navata unica, fu ristrutturato dal frate francescano A. Matalona. Dopo lavori durati tutto l’Ottocento e il Novecento, fu ingrandito con due navate laterali e la cupola, assumendo le forme attuali.

Il 6 dicembre 1763 la nuova chiesa fu solennemente consacrata dal vescovo Antonio De Cumis, che nel 1775 donò l’altare maggiore in marmi policromi. Nello stesso anno fu realizzato l’altare della cappella dell’Immacolata, commissionato a Silvestro Troccoli su disegno dell’architetto napoletano Tommaso Mancini.

Cattedrale interinale e nuove devozioni

Dal 1783 al 1833, a causa dei danni al Duomo per il terremoto, la chiesa funzionò da cattedrale interinale. In questo periodo l’antica cappella di San Giuseppe fu dedicata al santo patrono Vitaliano, e nel 1857 il nobile Antonio Arceri commissionò allo scultore Michele Amato un busto ligneo del santo, come voto per aver preservato la città dal colera.

La facciata novecentesca: un capolavoro tardobarocco

Dopo l’espulsione dei frati nel 1809, la cura passò alla confraternita, che realizzò numerosi restauri. La facciata attuale, progettata dall’ingegnere Giuseppe Parisi e realizzata dal cavaliere Davide Rossi, fu inaugurata nel 1913. Rappresenta un magnifico esempio di stile tardobarocco con portale in legno di noce intagliato, sei colonne per lato, ricca trabeazione e timpano spezzato con lo stemma della Reale Arciconfraternita.

Il finestrone polilobato è affiancato da sei colonne ioniche, mentre al centro del timpano superiore spicca il bassorilievo dell’Immacolata, opera dello scultore catanzarese Ottavio Colosimo.

La cupola del 1904: simbolo di fede e arte

La svettante cupola, completata nel dicembre 1904 per il cinquantesimo anniversario del dogma, rappresenta uno dei capolavori dell’architettura sacra calabrese. Il tamburo ottagonale esterno racchiude una forma cilindrica interna con otto finestroni e paraste corinzie. Gli otto affreschi di Guido Parentela raffigurano le virtù teologali, cardinali e la Sapienza.

La calotta, rivestita in rame, conserva otto costoloni e vele originariamente coperte da maioliche gialle e blu della fabbrica napoletana Daniele Veidlich.

Un interno ricco di tesori

L’interno a croce latina e tre navate custodisce un patrimonio artistico straordinario. Le navate laterali presentano volte a vela in figulini (terracotta), mentre quella centrale e il presbiterio sono voltati “alla reale”. Le cappelle, un tempo di jus patronato delle famiglie nobili, conservano altari ottocenteschi in marmi policromi e fastigi coevi.

Tra i tesori spiccano: la statua lignea settecentesca di San Rocco napoletana, le statue di San Giuseppe, Addolorata, San Michele e Sant’Alfonso dalla soppressa chiesa teatina, i dipinti di Sesto Bruno, i quattro scarabattoli in cera di Caterina de Jiulianis raffiguranti “Natività”, “Adorazione dei Magi”, “Tempo” e “Morte”, il Crocifisso cinquecentesco e la grande tela secentesca dell’Immacolata con la Trinità di Giuseppe Perri.

Il 1954: anno di gloria

L’anno mariano 1954 segnò l’apice della devozione: il tempio fu elevato a Basilica Minore e aggregato alla Patriarcale di Santa Maria Maggiore. Il Capitolo Vaticano insignì la statua dell’Immacolata di corona d’oro benedetta da Pio XII, posta solennemente dal cardinale Gaetano Cicognani. La processione trionfale di quell’anno, con la preziosa statua lignea vestita di abiti serici sei-settecenteschi, rimane nella memoria come uno dei momenti più alti della storia religiosa catanzarese.

Un patrimonio vivente

Oggi la Basilica dell’Immacolata continua a essere il cuore spirituale di Catanzaro, dove tradizioni secolari si intrecciano con l’arte di maestri locali e napoletani. Ogni pietra, ogni affresco, ogni statua racconta di una città che ha saputo trasformare la propria fede in bellezza duratura, creando un patrimonio che appartiene non solo ai catanzaresi, ma all’intera umanità come testimonianza di come la devozione possa generare capolavori artistici destinati a sfidare i secoli.

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