Cattedrale di Santa Maria Assunta (Duomo)
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Descrizione attrazione
Cattedrale di Santa Maria Assunta: dove mille anni di storia rinascono dalle ceneri
Nel cuore pulsante di Catanzaro, la Cattedrale di Santa Maria Assunta e dei Santi Pietro e Paolo si erge come simbolo di una fede che ha saputo rinascere dalle più gravi distruzioni. Questo millenario edificio sacro, consacrato nel 1121 alla presenza di Papa Callisto II, custodisce una storia drammatica di rinascite che rispecchia il carattere stesso della città calabrese.
Il sogno normanno che divenne realtà
Quando i Normanni decisero di edificare la loro cattedrale a Catanzaro, vollero creare qualcosa di grandioso. L’edificio originario, come descritto dal cronista Vincenzo D’Amato, era imponente: 120 braccia di lunghezza, tre navate con quella centrale larga 55 palmi e le laterali 38, un’altezza di 40 braccia per la navata maggiore. Il frontespizio aveva tre porte, i lati una porta ciascuno, e un possente campanile sulla destra rendeva ancora più maestosa la struttura.
Le dimensioni erano paragonabili alle altre grandi cattedrali normanne calabresi, e la sua posizione dominante sull’abitato, con le absidi rivolte a est secondo la tradizione, ne faceva il fulcro spirituale e urbanistico della città medievale.
Secoli di prove e rinascite
La storia della cattedrale è un susseguirsi di distruzioni e ricostruzioni che testimoniano la resilienza dei catanzaresi. Tra il 1509 e il 1517, il vescovo Torrefranca la ampliò e la ornò di marmi, rifacendo dalle fondamenta abside e facciata. Nel 1638, un violento terremoto fece crollare il frontespizio. Nel 1660, un devastante incendio distrusse gli stipi di noce della sagrestia e parte delle suppellettili.
I terremoti del 1744, 1783 e 1832 causarono danni tali da costringere alla chiusura prolungata dell’edificio, con il trasferimento del culto nella chiesa dell’Immacolata. Solo nel 1844 la cattedrale riaprì, ricevendo la visita dei reali e nuovi abbellimenti dal vescovo De Franco, che fece costruire un nuovo campanile su progetto dell’architetto Michele Manfredi.
Il 27 agosto 1943: quando la storia si fermò
Ma nulla aveva preparato Catanzaro al trauma del 27 agosto 1943. I bombardamenti anglo-americani distrussero in pochi minuti secoli di storia e arte. L’architetto Nave, che nel 1933 aveva descritto la cattedrale come “ampia, fredda, classicheggiante” con “grandiosità, dignità, serenità che convincono l’animo”, non avrebbe più riconosciuto quel tempio.
La cappella del santo patrono Vitaliano andò completamente distrutta, insieme alla cappella di San Fortunato e alla sagrestia con i suoi tesori. Nei dieci anni successivi, furti e spoliazioni completarono l’opera di devastazione, cancellando testimonianze artistiche accumulate in otto secoli.
Rinascita moderna: il nuovo Duomo del 1960
Dal 1955 iniziò la completa ricostruzione, affidata agli architetti Vincenzo Fasolo e Franco Domestico. Il nuovo progetto, consacrato nel 1960, mantenne l’impianto originario normanno ma con significative innovazioni: un portico a tre arcate sul lato nord verso la piazza, lo spostamento del campanile al centro della facciata, la cupola vetrata con tamburo, la controsoffittatura a cassettoni della navata centrale.
L’interno fu rivestito interamente in marmi pregiati, creando un ambiente di solenne eleganza che, pur nella modernità delle soluzioni, richiama la grandiosità dell’antico tempio normanno.
Tesori salvati dalle fiamme
Nonostante le distruzioni, alcune opere d’arte di inestimabile valore furono salvate e continuano a testimoniare la ricchezza artistica della cattedrale storica. Tra questi capolavori spiccano il busto argenteo cinquecentesco di San Vitaliano, probabile opera dell’argentiere napoletano Gilberto Lelio, e la statua della Madonna delle Grazie del 1595, di scuola messinese o napoletana, proveniente dall’antico convento delle Clarisse.
Particolarmente preziosa è la raffinata statua della Dormitio Virginis del XVIII secolo, oggi nella cappella della Penitenzieria, e la pala dell’antico altare maggiore raffigurante l’Assunta, datata 1750 e commissionata dal vescovo Ottavio da Pozzo. Non meno significative sono la statua settecentesca dell’Addolorata di bottega napoletana e la “romantica” Sacra Famiglia del 1834, opera di Domenico Augimeri.
Arte contemporanea e tradizione tessile
La nuova cattedrale ospita anche significative opere contemporanee: le quattordici stazioni della Via Crucis di Alessandro Monteleone, le tele dei santi patroni del salernitano Lorenzo Jovino, e i mosaici delle absidi realizzati dalla Ditta Pandolfino su bozzetto del professor Ugo Mazzei. Il grande mosaico absidale dell’Assunta è ispirato a una celebre pala del Tiziano.
Particolare menzione merita la collezione tessile, con paramenti databili dal XVIII al XX secolo: piviali, pianete, veli di calice in seta catanzarese che testimoniano l’antica tradizione serica della città. Questi tessuti, rinnovati più volte dopo le perdite causate da incendi, terremoti e bombardamenti, rappresentano un patrimonio di inestimabile valore.
Il westwerk e la statua dell’Assunta
L’esterno della cattedrale è dominato dal “westwerk”, la complessa articolazione della parte occidentale tipica dell’architettura normanna, sulla quale si staglia la statua bronzea dell’Assunta, opera di Giuseppe Rito. Questa figura, che veglia sulla città dall’alto, simboleggia la protezione materna della Vergine su Catanzaro.
Una memoria che non si arrende
Come ricordava Giovanni Patari evocando l’arrivo dei vescovi nella città, “cavalcanti una bianca mula” e accolti da “serici drappi catanzaresi rinomatissimi”, la cattedrale rimane testimonianza viva di una fede che ha attraversato i secoli. Nonostante le distruzioni abbiano cancellato la memoria visiva dell’antico tempio, la “possente mole” continua a essere il cuore spirituale di una città che ha saputo rinascere dalle proprie ceneri, più forte di prima.
Oggi, la cattedrale di Catanzaro non è solo un luogo di culto, ma un simbolo di resilienza, un monumento alla capacità umana di ricostruire la bellezza anche dopo le più gravi devastazioni.
