Chiesa del Monte dei Morti e della Misericordia

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Descrizione attrazione

Chiesa del Monte dei Morti e della Misericordia: un capolavoro barocco nato dalla pietà

In via Educandato (nota anche come Via Monte), dove il cuore di Catanzaro pulsa più forte, si erge uno dei suoi gioielli architettonici più preziosi: la chiesa del Monte dei Morti e della Misericordia. Questo straordinario edificio barocco, unico nel suo genere in città, racconta una storia di fede, carità e arte che attraversa quattro secoli.

Quando la carità costruisce bellezza

La storia inizia nel Seicento, quando alcuni nobili catanzaresi decisero di trasformare un semplice atto di carità verso i defunti in qualcosa di monumentale. Quello che era nato come un modesto fondo per i suffragi presso Santa Maria di Mezzogiorno, grazie alla visione di governatori come Mario Sersale e Decio Scoglio, divenne un’istituzione che necessitava di una sede degna.

Nel 1630, i governatori Fortunato de Nobili e Giannantonio de Paula acquistarono il palazzo delle nobildonne Morano e, demolendone una parte, vi costruirono la prima cappella dedicata alle Anime del Purgatorio. Era nato il “Monte dei Morti”, un’opera di mutuo soccorso ante litteram che raccoglieva contributi annuali di trenta grana per garantire degna sepoltura e suffragi a tutti.

Don Ignazio Marincola: il visionario che sognò in grande

La svolta arrivò nel 1706 con don Ignazio Marincola, nobile sacerdote catanzarese devoto di San Filippo Neri. Quando la vecchia cappella minacciò di crollare, questo ecclesiastico illuminato non si limitò a ripararla: decise di costruire un nuovo tempio che fosse all’altezza delle ambizioni spirituali della città.

I lavori iniziarono nel 1715, ma Marincola non vide mai completata la sua opera, morendo nel 1725. Fu don Antonio Senatore, poi don Emanuele Grimaldi, a portare a termine il sogno: il 25 maggio 1739 il vescovo Ottavio Del Pozzo consacrava solennemente quello che sarebbe diventato uno dei più bei esempi di architettura barocca calabrese.

Un’architettura che sfida le convenzioni

Ciò che rende unica questa chiesa è la sua pianta a croce greca, l’unica del genere nel panorama architettonico sacro catanzarese. La cupola, priva di tamburo e poggiante direttamente sui quattro grandi pilastri, crea un effetto scenografico di rara suggestione. Nelle vele, quattro tele del pittore Giovanni Spadea raffigurano gli Evangelisti, mentre al centro della cupola trionfa la “Gloria di San Filippo Neri”, dipinta nel 1796.

L’interno si articola in quattro cappelle laterali, un tempo dedicate a San Filippo Neri, all’Immacolata, a Sant’Antonio da Padova e a San Francesco d’Assisi. Il presbiterio custodisce l’altare delle Anime del Purgatorio, sormontato da una tela raffigurante la Santissima Trinità con la Madonna e le Anime Purganti.

Il portale: un capolavoro nell’arte della pietra

Se l’interno stupisce per l’originalità architettonica, l’esterno conquista per l’eleganza del monumentale portale barocco in pietra arenaria. Recenti restauri hanno rivelato che originariamente era policromo, rendendo ancora più evidente la sua derivazione dalle maestranze roglianesi, famose in tutta la Calabria per la loro abilità nell’intaglio.

Il portale, con il suo arco a tutto sesto inquadrato da paraste poggianti su piedistalli decorati, rappresenta l’evoluzione tardobarocca dell’ordine architettonico cinquecentesco. Sopra di esso, una nicchia accoglie la statua della Madonna, mentre un ampio finestrone illumina l’interno creando suggestivi giochi di luce.

Dai Filippini ai Cappuccini: una continuità nella cura

Per oltre un secolo, dal 1740 al 1885, la chiesa fu retta dai Padri Filippini, affettuosamente chiamati “montisti” dai catanzaresi. Quando l’ultimo di loro, il canonico Gregorio Riccio, non riuscì più a garantire la cura del tempio, il vescovo Bernardo De Riso affidò tutto ai Cappuccini.

Questi frati, espulsi dal loro convento extraurbano nel 1870, trovarono nella chiesa del Monte non solo una nuova casa, ma anche la possibilità di continuare la loro missione di carità verso i più bisognosi.

Un memoriale che commuove

La facciata custodisce anche una memoria più recente ma non meno toccante: due lapidi marmoree con i nomi dei 178 catanzaresi caduti nella Prima Guerra Mondiale. Benedette nel 1924 da monsignor Giovanni Fiorentini davanti a una “marea di popolo commosso”, rappresentano il primo monumento cittadino ai caduti, precedente di anni quello di piazza Matteotti.

Tesori d’arte e di fede

All’interno, la chiesa conserva preziose testimonianze dell’arte sacra catanzarese: paramenti liturgici in seta locale, damaschi settecenteschi e, sul vestibolo d’ingresso, una grande pala d’altare del 1642 opera di Giovanni del Prete, raffigurante la Madonna degli Angeli tra i santi Francesco, Michele e Bonaventura, proveniente dall’antico convento cappuccino.

La chiesa del Monte dei Morti e della Misericordia rappresenta così un perfetto esempio di come la pietà popolare possa generare capolavori artistici duraturi nel tempo, trasformando un gesto di carità in un patrimonio di bellezza per tutta la comunità.

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