Palazzo Anania: Dove il Barocco Napoletano incontra la roccia calabrese
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Descrizione attrazione
Via V. De Grazia (antica strada dei Coppolari) – 1622
Nell’antica strada dei Coppolari, oggi via Vincenzo De Grazia, sorge uno dei palazzi più affascinanti del centro storico catanzarese: Palazzo Anania. Costruito nel 1622, questo gioiello architettonico racconta la storia di una famiglia nobile che seppe trasformare un angolo di Catanzaro in un piccolo capolavoro del barocco meridionale.
La Famiglia Anania: Da Taverna alla Nobiltà Catanzarese
La storia del palazzo inizia con Baldassarre Anania, discendente di una nobile famiglia originaria di Taverna che si trasferì a Catanzaro nel primo quarto del Seicento. Nel 1639 gli Anania furono iscritti tra i Nobili del Sedile, sancendo ufficialmente il loro ingresso nell’aristocrazia cittadina.
Baldassarre volle celebrare questo prestigioso traguardo con la costruzione di una dimora degna del nuovo status sociale, come testimonia lo stemma in pietra posto sul portale d’ingresso. Il blasone, caratterizzato dalla forma barocca “accartocciata” e sormontato da una testa alata di serafino, reca ancora oggi l’orgogliosa iscrizione: “BALDASAR ANANIA anno MDCXXII”.
Lo Stemma: Un Libro di Pietra
L’araldica degli Anania è un piccolo capolavoro simbolico: “tre monti, il di mezzo più alto, sopra il destro una civetta, sopra il sinistro un leone; il vano dello scudo è ceruleo, tagliato da una sbarra in mezzo, sopra la quale vi sta una stella”. Ogni elemento racconta una storia: i monti evocano le origini calabresi, la civetta simboleggia la saggezza, il leone la forza, mentre la stella rappresenta la guida divina.
Un Quartiere dalle Radici Antiche
Il palazzo si trova nel cuore del quartiere che gravitava intorno alla parrocchia di Santa Maria de Plateis, come ricorda nel 1691 il parroco Francesco Docato nella “Platea Gori”. La strada conduceva alle famose “Cocole” (oggi piazza Ignazio Larussa), così chiamate per la caratteristica pavimentazione a ciottoli di fiume che nel dialetto locale vengono definiti appunto “cocole”.
Fino agli anni ’50 del Novecento, questa piazza manteneva la sua vocazione commerciale originaria, animata da innumerevoli botteghe che ne facevano uno dei centri nevralgici della vita economica cittadina.
Architettura sulla Roccia Viva
Una particolarità affascinante di Palazzo Anania è la sua relazione con il territorio. L’edificio sorge in quello che gli anziani chiamavano “la parrera” – termine che deriva dal francese e indica la cava di tufo – dove la roccia calcarea affiora naturalmente.
Questa condizione geologica, visibile ancora oggi attraverso una caduta d’intonaco nell’angolo di curvatura, ha creato situazioni architettoniche uniche: ambienti scavati direttamente nel tufo, muri perimetrali costruiti sulla roccia viva senza fondazioni, soluzioni costruttive che trasformano i limiti naturali in opportunità creative.
La Facciata: Eleganza nella Semplicità
Il prospetto principale, che segue il tracciato curvilineo dell’antica strada, mostra un’eleganza discreta tipica dell’architettura seicentesca. Il semplice portale in muratura è sormontato da un balcone del piano nobile, mentre le finestrelle squadrate del sottotetto sono coronate da un raffinato cornicione in stucco.
L’aspetto attuale, probabilmente frutto di un rifacimento settecentesco, potrebbe essere conseguenza dei danni subiti nel terribile terremoto del 24 marzo 1744, quando – come ricorda il Diario di Mojo e Susanna – “si scosse con tanta furia la terra… il danno che ha fatto questa sì fiera scossa è incredibile”.
La Corte: Un Teatro Barocco
Il vero gioiello di Palazzo Anania si rivela varcando la soglia: la corte interna è dominata dalla spettacolare loggia seicentesca della scalinata, autentico capolavoro del barocco napoletano trapiantato in Calabria.
La Scala: Poesia in Movimento
La struttura, collegata al resto della corte da un elegante andamento curvilineo, è un trionfo di volte a botte e a crociera decorate con stucchi modanati. La pavimentazione in pietra verde di Gimigliano sulle rampe e sui pianerottoli crea un dialogo cromatico di rara eleganza.
Questo modello architettonico, ispirato ai celebri esempi napoletani che sarebbero stati ripresi nel Settecento dal Sanfelice, aveva una doppia funzione: rappresentativa verso la corte e di filtro verso il giardino retrostante, ancora oggi esistente.
La Cisterna: Ingegneria e Bellezza
La corte conserva tracce preziose della vita quotidiana seicentesca, tra cui la cisterna del 1632, come testimonia la data scolpita sulla struttura. Questo elemento, che fungeva sia da fontana che da lavatoio, faceva parte di un sofisticato sistema di approvvigionamento idrico comune ai palazzi nobiliari catanzaresi dell’epoca.
Un Contesto Urbano Straordinario
Palazzo Anania si inserisce in un tessuto urbano di straordinaria ricchezza: è situato tra la settecentesca chiesa di Sant’Anna e il cinquecentesco palazzo della famiglia Marincola Tizzano, separato da quest’ultimo da uno strettissimo vicolo sormontato da suggestivi viadotti settecenteschi.
Questa concentrazione di architetture di epoche diverse crea un palimpsesto urbano dove ogni edificio dialoga con gli altri, raccontando secoli di trasformazioni e stratificazioni storiche.
Un Patrimonio da Valorizzare
Palazzo Anania rappresenta un esempio perfetto di come l’architettura barocca meridionale si sia adattata alle specificità del territorio calabrese. La sua loggia seicentesca, con le volte decorate e la pavimentazione in pietra locale, testimonia l’alto livello raggiunto dalle maestranze locali nell’interpretare i modelli napoletani.
Oggi questo palazzo continua a vivere nel cuore del centro storico, custodendo gelosamente i segreti di un’epoca in cui Catanzaro sapeva attrarre famiglie nobili da tutta la Calabria, offrendo loro la possibilità di costruire dimore che fossero insieme simbolo di prestigio sociale e capolavori di arte architettonica.
Ogni pietra di Palazzo Anania racconta di ambizioni aristocratiche realizzate, di maestranze sapienti, di una città che nel Seicento guardava a Napoli come modello ma sapeva creare una propria identità architettonica, radicata nel territorio ma aperta alle influenze culturali del tempo.
