Palazzo della Prefettura (già Palazzo Morano): quattro secoli di potere nel cuore di Catanzaro

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Immagine dell'attrazione Palazzo della Prefettura (già Palazzo Morano): quattro secoli di potere nel cuore di Catanzaro

Descrizione attrazione

Sec. XVI, rifacimenti sec. XX

Dove convergono le antiche vie dei mestieri – dai coppolari agli orefici, dagli scarpari ai trombadori – sorge uno dei palazzi più significativi della storia istituzionale calabrese. Il Palazzo della Prefettura, nato come dimora nobiliare dei Morano nel Cinquecento, è diventato nei secoli il simbolo del potere statale in Calabria, testimone di trasformazioni politiche, sociali e architettoniche che hanno segnato la storia del Mezzogiorno.

Il Cinquecento: Quando Catanzaro Divenne Capitale Giudiziaria

La storia moderna del palazzo inizia nel 1594, quando la Regia Udienza fu trasferita da Reggio Calabria a Catanzaro per motivi di sicurezza. Come osserva la storica Emilia Zinzi, la scelta di Palazzo Morano non fu casuale: l’edificio si trovava nel Largo San Francesco, “centro pulsante d’una vita eccezionale per una cittadina del Sud”, dove confluivano tutte le arterie vitali della città medievale.

L’Acquisto Storico del 1596

Il 6 aprile 1596, con atto del notaio Giuseppe Orlando, l’Università di Catanzaro acquistò il palazzo per tremila ducati dalle sorelle Concetta, Giovanna, Candida ed Eleonora Morano, eredi di Giovan Battista, barone di Gagliato.

Le dimensioni erano imponenti per l’epoca:

  • Lunghezza: 130 palmi
  • Altezza: 67 palmi
  • Fondazioni: 4 palmi di profondità
  • Due saloni: 25×30 palmi ciascuno

Un Palazzo in Continua Crescita

I Primi Ampliamenti (1760-1772)

La crescente importanza della Regia Udienza richiese presto nuovi spazi. Nel 1760, Antonio Mirabelli vendette il suo palazzo adiacente per permettere un primo ampliamento. Nel 1772, con atto del notaio Domenico Larussa, furono acquisite altre proprietà dei Mirabelli per creare la “Camera” e la “Ruota” con i locali sottostanti.

La Ricostruzione Post-Terremoto (1783-1791)

Il devastante terremoto del 1783 danneggiò gravemente l’edificio, ma offrì l’occasione per un ulteriore ingrandimento. Come riporta Cesare Sinopoli nel 1905, fu costruito “nel lato nord, verso il largo del Gesù, un appartamento allegnamato”.

Per questa espansione furono demolite:

  • Case di Biagio Melia (valore: 388 ducati e 16 grana)
  • Casupole della parrocchia di Santa Maria della Piazza
  • Proprietà del Convento di Sant’Agostino

L’Unificazione con Palazzo Famareda (1816)

La legge organica di Ferdinando I di Borbone dell’8 dicembre 1816 riportò a Catanzaro l’Intendenza. Il palazzo, ormai insufficiente per i cresciuti bisogni amministrativi, fu ampliato unendovi il Palazzo Famareda.

La Trasformazione Novecentesca: Dal Classico al Liberty

Negli anni ’30 del Novecento, dopo la costruzione dell’attiguo Palazzo della Provincia, l’edificio subì una radicale trasformazione:

  • Sopraelevazione di un piano
  • Ristrutturazione completa della facciata su Corso Mazzini
  • Adeguamento stilistico al gusto dell’epoca

L’Impresa Rossi: Continuità Architettonica

I lavori furono affidati alla ditta del Cavalier Davide Rossi, la stessa che aveva ristrutturato:

  • La facciata della Basilica dell’Immacolata (progetto ing. Giuseppe Parisi)
  • Il Palazzo dell’Amministrazione Provinciale

Questa scelta garantì una continuità stilistica che ancora oggi caratterizza l’intera piazza.

L’Architettura: Dal Classicismo Cinquecentesco all’Eclettismo Novecentesco

Il Palazzo Originario

Il prospetto cinquecentesco mostrava l’eleganza austera tipica dell’architettura istituzionale:

  • Due piani: terra e nobile
  • Fascia marcapiano di divisione
  • Balconi sormontati da cornici modanate rette da volute
  • Ringhiere in ferro battuto
  • Portale classicheggiante incassato in avancorpo bugnato

La Trasformazione Liberty-Eclettica

La ristrutturazione novecentesca introdusse un linguaggio decorativo ricchissimo che rifletteva il gusto dell’epoca:

  • Mensole ad inginocchiata di derivazione barocca
  • Modiglioni e mensole zoomorfe
  • Cartigli decorativi
  • Timpani spezzati di gusto manierista
  • Colonne e balaustrate neoclassiche

Questa profusione decorativa esprimeva la tendenza del tempo a “distaccare nettamente, senza continuità, il concetto di struttura e di decorazione”.

Il Contesto Urbano: Una Piazza di Potere

Il palazzo si inserisce in un contesto urbano di straordinaria importanza storica:

  • Basilica dell’Immacolata (ex chiesa francescana)
  • Ex Palazzo della Provincia (sul sito dell’antico Palazzo Larussa)
  • Teatro Comunale (demolito)
  • Chiesa di Santa Maria de Plateis (scomparsa)

Questo insieme costituiva il centro del potere civile e religioso di Catanzaro, dove si intrecciavano le competenze giudiziarie, amministrative ed ecclesiastiche.

Simbolo di Continuità Istituzionale

Il Palazzo della Prefettura rappresenta un unicum nella storia istituzionale italiana: quattro secoli di continuità funzionale nello stesso edificio, che ha ospitato:

  • Regia Udienza (1594-1806)
  • Intendenza borbonica (1816-1860)
  • Prefettura del Regno d’Italia (1861-1946)
  • Prefettura della Repubblica (1946-oggi)

Un Patrimonio Stratificato

Ogni pietra di questo palazzo racconta una storia di potere, giustizia e amministrazione. Dalle fondazioni cinquecentesche agli ornamenti liberty, dalle sale dove si amministrava la giustizia borbonica agli uffici che oggi servono lo Stato repubblicano, l’edificio è un palimpsesto architettonico che riflette le trasformazioni politiche e sociali dell’Italia meridionale.

La sua presenza nel cuore di Catanzaro continua a rappresentare l’autorità statale, ma anche la continuità storica di una città che ha saputo mantenere il proprio ruolo di capitale amministrativa attraverso regimi e rivoluzioni, guerre e ricostruzioni.

Un palazzo che è insieme memoria del passato e simbolo del presente, dove l’architettura diventa testimonianza vivente della storia istituzionale italiana, dalle corti vicereali alla democrazia repubblicana.

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