Palazzo Fazzari e il Rinascimento Fiorentino
Accessibilità
- Family Friendly
Descrizione attrazione
1870-1874, Progettisti: Enrico e Federico Andreotti
Nel cuore dell’antica Giudecca di Catanzaro, dove un tempo sorgeva la sinagoga poi trasformata in chiesa di Santo Stefano, si erge uno dei palazzi più straordinari del Meridione: Palazzo Fazzari. Costruito tra il 1870 e il 1874, questo capolavoro neorinascimentale rappresenta un momento unico nella storia architettonica calabrese, quando la cultura fiorentina dell’Italia unita si fuse magistralmente con le tradizioni locali, creando un’opera di rara bellezza e significato storico.
Catanzaro si Trasforma: Dal Medioevo alla Modernità
La seconda metà dell’Ottocento segna una svolta epocale per Catanzaro. La città medievale, ancora racchiusa nelle antiche mura, inizia ad aprirsi verso nuovi quartieri: le Baracche e il Baraccone a nord, Fondachello e Sala a sud. Ma è soprattutto l’Unità d’Italia a portare una nuova consapevolezza urbana.
Nel 1870, la città approva il Piano Manfredi per la rettificazione dell’antico asse stradale – la medievale via Mesa – e la creazione del Corso Vittorio Emanuele. È in questo contesto di rinnovamento che nasce Palazzo Fazzari, simbolo di una Catanzaro che guarda al futuro senza dimenticare le proprie radici.
Il Generale Garibaldino e il Sogno Fiorentino
Il committente è Achille Fazzari, generale garibaldino che incarna perfettamente lo spirito dell’Italia unita. Dopo aver venduto la casa Palazziata Corrado e un gruppo di case nella contrada Santo Stefano, Fazzari ottiene il permesso di costruire il suo palazzo con l’impegno di demolire parte del fabbricato acquistato per favorire l’allargamento del corso principale a 11 metri, secondo il piano redatto dall’architetto Parise nel 1868.
Gli Architetti: I Maestri Fiorentini
Il progetto viene affidato agli architetti fiorentini Enrico e Federico Andreotti, anche se permangono dubbi sulla paternità specifica dell’opera. Quello che è certo è che questi maestri portano a Catanzaro la cultura architettonica di Firenze capitale, con un puntuale riferimento al neo-cinquecentismo che aveva preso vigore attorno alla gloriosa Accademia fiorentina.
Come osserva la storica Emilia Zinzi, Palazzo Fazzari rappresenta “una presenza isolata e, forse anche per questo ancor più significante nella sua qualificazione formale, della cultura architettonica dell’Italia unita”.
L’Architettura: Sintesi Perfetta tra Tradizione e Innovazione
L’Ispirazione Calabrese
Gli Andreotti dimostrano una profonda conoscenza dell’architettura locale, riprendendo elementi dai palazzi cinquecenteschi calabresi, in particolare nelle soluzioni compositive d’angolo che richiamano:
– Palazzo Cavalcanti di Cosenza
– Palazzo Di Francia di Vibo Valentia
Queste soluzioni rivelano una precisa “volontà ottocentesca” di sottolineare l’importanza dei due assi viari rispetto al corso principale.
La Scelta Materica: La Diorite di Stalettì
La scelta della diorite di Stalettì per il bugnato del piano terra rappresenta un omaggio al territorio calabrese, mentre la sua applicazione rivela la cultura fiorentina:
– Piano terra: bugnato aggettante in diorite locale
– Piani superiori: conci squadrati con fasce marcapiano
– Effetto finale: graduazione dall’aggetto massimo alla superficie liscia
Le Facciate: Un Trionfo di Luci e Ombre
Le tre facciate sono ritmicate da:
– Grandi aperture inquadrate da fasce modanate
– Triglifi e gutte che sostengono timpani semicircolari al piano nobile
– Cornicione modanato al piano attico
– Coronamento “alla fiorentina” con larghi spioventi, orditura di legno a vista decorata da mensole e sottomensole
Gli Interni: Un Museo di Arti Decorative
Lo Scalone: Eleganza in Finto Marmo
L’ampio scalone d’onore, decorato in finto marmo a stucco, introduce ai saloni del piano nobile, creando un percorso cerimoniale di grande suggestione.
I Soffitti: Capolavori di Decorazione
I soffitti dipinti rappresentano uno dei tesori del palazzo:
– Decorazioni a “grottesche” realizzate da Enrico e Federico Andreotti
– Affresco liberty del salone principale di Alfonso Frangipane
– Sovrapporte e decorazioni dell’équipe fiorentina
Le grottesche, come in altri esempi calabresi e italiani, sono “motivate ora come nel Rinascimento dalla loro duttilità e neutralità sia rispetto alla pittura vera e propria, che nei riguardi dell’architettura”.
Gli Arredi: Sfarzo Tardo-Barocco e Liberty
Il palazzo conserva un eccezionale arredamento che spazia dal tardo-barocco al rococò ottocentesco fino al liberty:
Arredi Tardo-Barocchi: Consolles, divani, poltrone, angoliere con decorazioni ad intaglio di spiccata accuratezza artistica: testine, maschere, trionfi di frutta e fiori, foglie d’acanto, conchiglie che esprimono la “linea della bellezza”.
Arredi Liberty: Dove la natura diventa fonte principale di ornamento attraverso sinuose “linee morbide” che da elementi decorativi diventano strutturali.
La Farmacia Leone: Un Gioiello nel Gioiello
Al piano terra si trova l’antica Farmacia Leone, realizzata tra il 1893 e il 1895 da Federico Leone e dai nipoti Nicola e Alfonso. Questo ambiente rappresenta un vero monumento cittadino, dove affreschi, sculture e arredi si fondono in un ensemble storico-artistico di straordinaria suggestione.
Lo scrittore inglese George Gissing rimase talmente colpito da scrivere: “cercando una pozione o una pillola ci si trova in un museo d’arte dove sarebbe facile passare un’ora a studiare il banco, gli scaffali o il soffitto”.
Un Capolavoro di Sintesi Culturale
Palazzo Fazzari rappresenta un momento irripetibile nella storia dell’architettura meridionale: l’incontro tra la cultura nazionale dell’Italia unita e le tradizioni locali calabresi. Gli Andreotti non si limitarono a trapiantare modelli fiorentini, ma crearono una sintesi originale che:
– Rispetta il contesto: inserendosi nell’antica Giudecca
– Innova il linguaggio: introducendo il neo-rinascimento fiorentino
– Valorizza il territorio: utilizzando materiali locali
– Crea un unicum: irripetibile per qualità e completezza
Testimonianza di un’Epoca
Oggi Palazzo Fazzari continua a testimoniare quella straordinaria stagione dell’Italia post-unitaria quando le città di provincia seppero aprirsi alla cultura nazionale senza perdere la propria identità. È un palazzo che racconta di ambizioni realizzate, di cultura cosmopolita, di maestranze eccellenti e di una committenza illuminata.
Ogni elemento – dal bugnato in diorite alle grottesche dei soffitti, dagli arredi barocchi alla farmacia liberty – concorre a creare un’opera d’arte totale che trasforma l’architettura in esperienza estetica completa.
Un capolavoro che onora insieme la tradizione fiorentina e quella calabrese, dimostrando come l’arte sappia creare ponti tra culture diverse e trasformare le differenze in ricchezza condivisa.
