Palazzo Ruggero-Raffaelli: dalla preghiera al potere civile

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Descrizione attrazione

1577, rifacimenti 1881
Architetto: Michele Manfredi
All’incrocio tra Corso Mazzini e via De Seta, addossato alla cinquecentesca chiesa di San Francesco di Paola, sorge uno dei palazzi più stratificati e affascinanti di Catanzaro: Palazzo Ruggero-Raffaelli. Questo edificio racconta una storia lunga oltre quattro secoli, dalla fondazione come convento dei Padri Minimi nel 1577 fino alla trasformazione ottocentesca in dimora privata, testimoniando le grandi trasformazioni sociali, religiose e urbanistiche che hanno segnato la città.

I Padri Minimi: Custodi della Spiritualità Francescana

La Fondazione del Convento (1577)
Il complesso nacque nel 1577 come convento dei Padri Minimi o “Paolotti” di San Francesco di Paola, ordine religioso fondato dal santo calabrese. Il convento si inseriva nella rete di case religiose che caratterizzavano la Catanzaro del Cinquecento, diventando presto un punto di riferimento spirituale e culturale per la città.

Il Terremoto del 1638: Prima Ricostruzione
Il Padre Pandulfo O.M. nelle sue memorie racconta come il convento originario avesse “un dormitorio grandissimo e doppio, nel quale oltre al comune ambulacro ogni cella aveva il suo ligello”. Ma il 6 aprile 1638, un forte terremoto colpì la provincia calabrese. Sebbene Catanzaro, “per intercessione del S. Padre (San Francesco) e di S. Vitaliano suo protettore, non fu soggetta ad alcun danno doloroso”, gli edifici del convento furono danneggiati.
I Padri decisero allora di “abbassare lo stesso Convento e così abbassato di tenerlo totalmente a freno con delle catene e di ridurlo alla forma che si vede”.

L’Età dell’Oro: Padre Paolo Gaspa (1715)
Nel 1715, su iniziativa del Padre Paolo Gaspa e su progetto di un architetto messinese, il convento visse una stagione di grande splendore. Fu costruita una “grande cisterna in mezzo al chiostro” che rese celebre il convento e fu di grande utilità per tutti i cittadini di Catanzaro.
L’intervento fu così radicale che gli edifici “non sembrassero quelli che c’erano dapprima ma (sembrassero) del tutto diversi”, con il refettorio adornato e spostato, il chiostro e le celle ricondotte “ad una forma più bella”.

Il Terremoto del 1783: La Fine di un’Epoca

La Devastazione
Il 5 febbraio 1783, il disastroso terremoto che colpì 397 centri abitati della Calabria Ulteriore (82 dei quali furono completamente rasi al suolo) non risparmiò il complesso conventuale. Le cronache narrano che del monastero dei “Paolotti” rimasero solo i muri laterali gravemente danneggiati, mentre tutte le opere in legno furono distrutte.

La Soppressione: Cassa Sacra e Dispersione
Con l’istituzione della Cassa Sacra, il convento fu soppresso insieme ad altri undici conventi della città e 236 case religiose della Calabria Ulteriore. Furono venduti e dispersi tutti i beni, tra cui la “ricchissima ed importante biblioteca”, perdita culturale di inestimabile valore.

L’Ultimo Tentativo (1796-1809)
I Padri Minimi tentarono un ritorno nel 1796, ma il decreto del 7 agosto 1809 del periodo murattiano deliberò la definitiva soppressione del convento e il conseguente abbandono della città da parte dei “Paolotti”.

La Trasformazione Civile: Dall’Alienazione al Palazzo

La Frammentazione della Proprietà
Come riporta il manoscritto di Giacomo Frangipane, il comprensorio dell’antico convento fu occupato da diversi proprietari:
– Annibale Rivoiro (a ponente)
– Cristallo, Raffaelli ed altri (sui lati di mezzogiorno, oriente e tramontana)

I Problemi dell’Acquisizione

Le cronache riportano che la vendita causò “parecchi danni alla famiglia Ruggero, Suriano e Folino”. L’ultimo occupatore, Tommaso Pudia, “cedendo a scrupolo di coscienza credette rinfrancarsi con rinnovarne le fabbriche e decoro della Chiesa annessa”.

Il Rifacimento Ottocentesco: Michele Manfredi (1881)

I Lavori di Rettificazione del Corso
Nel 1881, la parte denominata “Casa Ruggero” fu interessata da lavori di ristrutturazione progettati da Michele Manfredi nell’ambito della rettificazione del Corso Vittorio Emanuele. I lavori comportarono:
– Taglio dell’intera facciata e allineamento con il prospetto della chiesa
– Sistemazione degli ambienti residui su tutti i piani
– Abbattimento parziale del fabbricato

Le Scoperte Archeologiche
Durante i lavori furono rinvenute strutture dell’antica fabbrica conventuale:
– Volte a botte e a crociera al piano terreno
– Una cisterna (probabilmente quella del 1715)
– Pilastri e ambienti del cinquecentesco chiostro

L’Architettura: Due Facciate, Due Epoche

Il Prospetto su Corso Mazzini: Eleganza Tardobarocca
La facciata principale presenta una decorazione ottocentesca ricercata legata al gusto tardobarocco:
Struttura Compositiva:
– Tre piani evidenziati da fasce marcapiano
– Bugne ai primi due piani, parasta all’ultimo
– Cornicione modanato retto da eleganti mensole modulari in terracotta a forma di teste di putti

Decorazione Graduata:
– Primo piano: finestre e balconi riquadrati da bugne con mensole lineari
– Secondo piano: cornici modanate, mensole curve a sesto ribassato, teste di putti in chiave
– Elementi prefabbricati: unità modulari in terracotta, come in altri palazzi del corso

Piano Terra:
– Due portali ad arco a tutto sesto
– Primo portale: ingresso principale con portone in legno scolpito e ghiera in ghisa
– Secondo portale: accesso diretto alla corte, con volte a crociera (resti del chiostro)

Il Prospetto su Via De Seta: Sobrietà Funzionale
La facciata secondaria presenta quattro piani (l’ultimo sopraelevato) con caratteri comuni ad altri edifici di Bellavista:
– Bugnato a fasce continue al piano terra
– Bugne alternate al secondo piano
– Portale centrale con androne voltato a padiglione decorato da affreschi

La Corte: Memoria Conventuale

La corte centrale conserva pochi elementi formali di rilievo, eccetto alcuni reggimensola in stucco decorati da motivi vegetali acantiformi, ultima eco della decorazione conventuale.

La Lapide del Carpe Diem: Filosofia di Vita

All’angolo del palazzo su Bellavista è posta una lapide marmorea che riprende un testo di Ovidio con il celebre “Carpe Diem”. Un tempo questa lapide, insieme a un antico Crocefisso, era collocata presso la porta di Bellavista, costituita da un arco in muratura con porta di legno situata alla fine del corso.

Un Palinsesto Urbano

Palazzo Ruggero-Raffaelli rappresenta un perfetto palinsesto urbano che stratifica:
XVI secolo: il convento originario dei Minimi
XVII secolo: la ricostruzione post-terremoto del 1638
XVIII secolo: l’ampliamento di Padre Gaspa
1783: la devastazione del terremoto
XIX secolo: la trasformazione civile e il rifacimento di Manfredi

Testimonianza di Trasformazioni

Questo palazzo testimonia le grandi trasformazioni che hanno segnato Catanzaro:
– Religiose: dalla spiritualità francescana alla secolarizzazione
– Sociali: dall’ordine monastico alla borghesia ottocentesca
– Urbanistiche: dalla città conventuale alla città moderna
– Architettoniche: dal chiostro monastico al palazzo borghese

Oggi, passeggiando lungo Corso Mazzini, si può ancora percepire la stratificazione di questa storia nelle due facciate così diverse tra loro, testimonianza di come l’architettura sappia adattarsi ai tempi mantenendo viva la memoria del passato.
Un edificio che è insieme documento storico e opera d’arte, dove ogni pietra racconta quattro secoli di fede, terremoti, soppressioni e rinascite, dimostrando la straordinaria capacità di resilienza di una città che sa reinventarsi senza perdere la propria identità.

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