Santuario di Santa Maria del Mezzogiorno
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Santuario di Santa Maria del Mezzogiorno: dove nacque Catanzaro
Arroccata su uno sperone di roccia nel cuore del centro storico, la chiesa di Santa Maria del Mezzogiorno custodisce i segreti più antichi di Catanzaro. Questo venerabile santuario, che dal 1991 porta il titolo di Santuario Mariano, non è solo uno dei luoghi di culto più cari ai catanzaresi, ma rappresenta la testimonianza vivente delle origini bizantine della città.
Dalle nebbie del tempo: quando Bisanzio fondò Catanzaro
La storia di questo tempio si perde nelle brume dell’alto Medioevo, quando tra il IX e l’XI secolo lo stratega bizantino Flagizio fondò il kastron di Catanzaro. Era l’epoca del Catepanato d’Italia, quando Bisanzio riorganizzava la Calabria creando una rete di centri fortificati su “speroni di roccia, picchi e colline tagliati da strapiombi”, come li descrive la storica Emilia Zinzi.
In questo contesto nacque la chiesa di Santa Maria de Meridie, il cui nome deriva dall’orientamento liturgico verso sud-est, secondo una tradizione che si affermò in Occidente dall’VIII secolo. L’altare rivolto verso dove nasce il sole simboleggiava il cammino dei fedeli dalle tenebre verso la luce, dall’occidente all’oriente della salvezza.
Il miracolo del fico: quando la Madonna sfamò Catanzaro
Ma la tradizione popolare racconta un’origine ancora più suggestiva. La leggenda narra che prima della costruzione della chiesa, ogni giorno a mezzogiorno appariva su un fico una “bella signora” – identificata con la Madonna – che distribuiva pane e fichi ai bambini e ai bisognosi durante una terribile carestia. Questo evento miracoloso, che diede il nome alla chiesa, è oggi ricordato da un affresco del 1991 realizzato sul campanile dal pittore catanzarese Gioacchino Lamanna.
Una parrocchia al centro del potere
Nel sistema urbano medievale, Santa Maria del Mezzogiorno occupava una posizione strategica nel quartiere del Vescovato. Il suo vasto “ristretto” parrocchiale si estendeva dalla Porta di Pratica alla fontana del Circuglio, fino al bastione di San Nicola Coracitano nel quartiere Pietra Viva, testimoniando l’importanza amministrativa e militare di questa zona.
Vincenzo D’Amato, nelle sue “Memorie Historiche” del 1670, descriveva la chiesa come ridotta “in bella forma” da don Carlo Iannazzo, sottolineando il “mirabil concorso” di fedeli attratti dai “continui miracoli e gratie” dell’immagine della Vergine.
L’immagine miracolosa che commuove da secoli
Al centro del fastigio seicentesco del presbiterio, realizzato in marmi policromi con il caratteristico verde di Gimigliano, troneggia l’antica effigie in gesso della Madonna assisa con il Bambino. Questa immagine, documentata già nel 1601 durante la visita pastorale di monsignor Orazi, fu solennemente incoronata con diadema d’argento nel 1797, riconoscimento della devozione secolare dei catanzaresi.
Rinascite dopo le catastrofi
Il terremoto del 1783 segnò profondamente la storia della chiesa, che assorbì anche la parrocchia dei Santi Pancrazio e Venera. Ma ogni distruzione divenne occasione di rinascita: don Giuseppe Caravita (1811-1842) avviò i primi restauri, arricchendo la chiesa con opere preziose come il portellino dell’altare raffigurante il “Buon Pastore”, opera dell’argentiere napoletano Gennaro Iaccarino.
Don Vincenzo Sestito (1852-1879) consolidò le fondamenta scavate nella roccia, mentre don Tommaso Spadafora (1879-1911) trasformò l’interno con “ricche dorature” e una tribuna per l’organo settecentesco, ancora oggi uno dei gioielli della chiesa con le sue decorazioni floreali e gli intarsi in oro zecchino.
Un affresco che celebra l’Assunta
Nel 1886, Spadafora commissionò ai fratelli Vincenzo e Bernardo Pignatari – celebri “indoratori e pittori” catanzaresi – l’affresco dell’Assunta al centro della volta. Quest’opera, restaurata nel 1912, celebra la festa liturgica della parrocchia e rappresenta uno dei più bei esempi di arte sacra ottocentesca in città.
Tesori d’arte tra le cappelle
L’interno, strutturato a navata unica con tre cappelle per lato, custodisce preziose testimonianze artistiche. Nella cappella del Buon Consiglio si ammira la tela della Madonna omonima, inserita in un fastigio sormontato da un ovale raffigurante San Nicola. Particolarmente significativa è la “Sacra Famiglia con i Santi Elisabetta, Zaccaria e San Giovannino”, probabile opera di Francesco Colelli, che testimonia la ricchezza della scuola pittorica locale.
Il fonte battesimale, realizzato dopo il 1940 da don Bruno D’Amica e sormontato dalla figura del Battista, si trova nella prima cappella dalla caratteristica pianta semicircolare, eco delle antiche tradizioni architettoniche bizantine.
Un santuario per il futuro
Il riconoscimento come Santuario Mariano nel 1991 da parte dell’arcivescovo Antonio Cantisani ha suggellato secoli di devozione ininterrotta. Oggi, Santa Maria del Mezzogiorno continua a essere il cuore spirituale di Catanzaro, dove si intrecciano storia millenaria e fede vivente, arte antica e devozione popolare.
Visitare questo santuario significa toccare con mano le radici più profonde di Catanzaro, in un luogo dove il tempo sembra essersi fermato per custodire la memoria di una città che ha saputo rinascere dalle proprie ceneri, sempre fedele alla sua Madonna del Mezzogiorno.
