Chiesa di San Domenico (del Rosario)
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Chiesa di San Domenico: dove arte e devozione si intrecciano da sei secoli
Nel cuore del centro storico di Catanzaro, affacciata sulla suggestiva piazza un tempo chiamata Largo Tribunali, la chiesa di San Domenico – o del Santissimo Rosario – rappresenta uno dei più straordinari esempi di architettura sacra della città. Questo complesso monumentale, nato dalla munificenza del conte Nicolò Ruffo nel 1401, custodisce sei secoli di storia, arte e devozione che ne fanno un autentico scrigno di tesori.
La visione di un conte illuminato
La storia inizia con un gesto di grande lungimiranza: nel 1401, il conte Nicolò Ruffo non si limitò a fondare il monastero dell’Annunziata, ma volle creare qualcosa di più ambizioso. Sollecitò l’arrivo dei Padri Predicatori (Domenicani) in città e concesse loro come convento un edificio che fungeva da ospedale. Papa Bonifacio IX benedisse l’iniziativa con una bolla nel suo dodicesimo anno di pontificato, mentre Ruffo dotò il monastero di cospicue rendite, inclusi gli emolumenti della fiera del 25 marzo.
Il progetto si rivelò lungimirante: il Padre Gregorio Areyzza, provinciale di Terra Santa e visitatore generale, eresse il convento in collegio per l’interpretazione della Sacra Scrittura, facendone un centro di cultura teologica di primissimo piano.
Rinascite dopo ogni catastrofe
Come molti edifici catanzaresi, la chiesa ha vissuto una storia di continue rinascite. Il terremoto del 1638 danneggiò il sistema voltato e fece crollare una colonna del fastigio dell’altare maggiore. Il sisma del 1783 causò nuovi danni, ma fu il terremoto del 1832 a provocare la distruzione più grave: crollarono le volte della cappella della Madonna del Rosario e la cupola, costringendo alla chiusura dell’edificio fino al 1891.
La confraternita del Santissimo Rosario – il più antico sodalizio cittadino dopo quello dell’Immacolata – deliberò la ricostruzione nel 1843. I lavori, iniziati nel 1844, si protrassero fino al 1898 a causa delle continue interruzioni dovute ai restauri interni. Fu un’opera di pazienza e determinazione che diede vita a uno dei più bei esempi di architettura neoclassica sacra della Calabria.
Una facciata che incanta
La facciata attuale, preceduta da una maestosa scalinata in granito realizzata dal 1897 al 1898 sotto la direzione dell’ingegnere Michele Manfredi, rappresenta un vero unicum nel panorama architettonico catanzarese. Lo schema compositivo rivela una maturità progettuale straordinaria: lesene scanalate corinzie di ordine gigante, possente trabeazione, portale sovrastato da una grande serliana (realizzata grazie al contributo del confrate Lorenzo Zinzi), frontone triangolare con lo stemma dell’arciconfraternita del Rosario.
La bianca superficie appare geometricamente controllata e ritmicamente scandita, testimonianza di come l’architettura neoclassica calabrese sapesse reinterpretare con originalità i modelli palladiani e classici.
Un interno che stupisce
L’interno a croce latina, con navata unica intervallata da quattro cappelle per lato, presenta un apparato decorativo di raffinata eleganza neoclassica. Paraste sormontate da capitelli corinzi in stucco sostengono una trabeazione decorata da girali fitomorfi che percorre perimetralmente l’edificio. La volta a botte lunettata, anch’essa impreziosita da stucchi, culmina nella cupola priva di tamburo, realizzata in canne e decorata con festoni neoclassici.
Tesori d’arte da tre monasteri
Ciò che rende davvero eccezionale San Domenico è il patrimonio artistico accumulato nei secoli, arricchito dalle opere provenienti dalle chiese soppresse di Santa Caterina Vergine e Martire dei Teatini e di Santa Caterina da Siena delle monache domenicane.
L’altare maggiore settecentesco in marmi policromi, pietre dure e madreperla, opera di Silvestro e Giuseppe Troccoli, proviene dal monastero di Santa Caterina da Siena. L’elegante fastigio con colonne binate in marmo verde di Gimigliano e bianco di Carrara (XVII-XVIII secolo) è affiancato da due grandi angeli tedofori lignei su mezze colonne marmoree.
Il capolavoro di Dirck Hendricksz
Nel transetto sinistro si trova uno dei capolavori assoluti dell’arte catanzarese: la pala della Madonna del Rosario con San Domenico, opera su tavola di Dirck Hendricksz datata 1519. Commissionata dal Consolato dell’Arte della Seta (istituito con diploma di Carlo V), l’opera presenta la Vergine e il santo domenicano sotto la figura del Padre Eterno Benedicente, incorniciati dalle scene dei quindici misteri del Rosario e dalle figure di Gesù e dei Santi Dottori della Chiesa.
La tradizione vuole che il quadro sia stato portato da Napoli per volere di monsignor Rocca, patrizio catanzarese, testimoniando i legami culturali tra Catanzaro e il Regno di Napoli.
Arte e devozione popolare
La chiesa custodisce anche testimonianze commoventi della devozione popolare, come le due cattedre lignee intagliate e tappezzate in damasco cremisi, acquistate dal celebre mendicante Domenico Scaramuzzino con il frutto delle offerte raccolte. Questo episodio dimostra come l’arte sacra catanzarese nascesse non solo dal mecenatismo nobiliare, ma anche dalla generosità del popolo.
Tra le altre opere significative spiccano la statua marmorea del Padre Eterno Benedicente (XV secolo), la tela della Madonna della Vittoria (inizi XVII secolo) e i due dipinti di Giuseppe Castellani del 1702 raffiguranti santi e sante domenicane.
La seta dei Borgia
Nella sagrestia si conserva un tesoro di inestimabile valore: la collezione di paramenti liturgici in seta catanzarese che abbraccia un arco temporale dal XVI al XIX secolo. Tra questi spicca la seicentesca pianeta detta “dei Borgia”, che la tradizione vuole commissionata da Papa Alessandro VI per le nozze di Don Goffredo Borgia con Donna Sancia d’Aragona, in occasione della loro investitura come Principi di Squillace.
Un patrimonio da valorizzare
La chiesa di San Domenico rappresenta così un compendio straordinario della storia, dell’arte e della spiritualità catanzarese. Dalle origini quattrocentesche alla ricostruzione ottocentesca, dalle opere fiamminghe ai marmi napoletani, dalle sete borgiane alla devozione popolare, ogni elemento racconta una città che ha saputo coniugare fede profonda, raffinatezza artistica e orgoglio civico.
Oggi questo patrimonio attende di essere pienamente valorizzato e reso accessibile, perché possa continuare a testimoniare la ricchezza culturale di una Catanzaro che ha sempre saputo guardare oltre i propri confini, accogliendo influenze artistiche da tutta Europa e trasformandole in espressioni originali della propria identità.
